ASSOCIAZIONE ESPOSTI AMIANTO e ad altri rischi ambientali della provincia di VENEZIA

LETTERA APERTA AL COMPAGNO BORGHI DIRETTORE DELL’IVESER DI VENEZIA

26.2.2009 - CONTRO I “SUPERVISORI” DELLA MEMORIA STORICA, PERCHE’ LA PAROLA SPETTA A CHI C’ERA E C’E’

Caro compagno Borghi,

Ricostruzione storica significa, innanzitutto apertura mentale e non censura, esame delle diverse realtà di un fenomeno sociale.

La presentazione a Mestre del 8 febbraio per il compagno avvocato Emanuele Battain, che ha fatto da difensore nel processo 7 aprile, ha per noi una certa importanza, e per questo, le critiche che seguono sono prive di alcun senso di polemica nei tuoi confronti.

Noi siamo contro le celebrazioni, siamo per andare avanti.

Dopo le kermesse organizzate dal comune di Venezia, più per celebrare vecchi marpioni che per dare spazio alla classe operaia ed alla sua storia, speravamo di non dover più dannarci l’anima per certi contenuti sbagliati..

Certamente il lavoro dell’IVESER e il film dei giovani operai degli anni ’90 è di interesse, su questo non ci piove, ed anche utile.

Ma se c’è qualcuno che pensa di poter pubblicare documenti seriamente storici sull’argomento di Porto Marghera, senza dare spazio a ciò che fu l’Autonomia Operaia, in pratica a ciò che è la CLASSE operaia con la sua autonomia, ancora oggi, bé ci si sbaglia davvero.

Veniamo al dunque.

Nel dvd “900 operaio fabbriche e lavoro a porto marghera”, “supervisore Cesco Chinello”, pubblicato dall’IVESER e dalla Provincia di Venezia, nonché nella seconda edizione degli “Ultimi fuochi” curata da Gianni Sbrogiò con il sottotitolo “Autonomia operaia nel Veneto”, si è operata una censura (falsa giustificazione della mancanza di spazio su un dvd vuoto per un terzo dello spazio nel primo caso, nessuna giustificazione nel secondo), sulla militanza e testimonianza di Franco Bellotto, militante comunista nel primo circolo operaio di Marghera del 1967, partecipe della Assemblea Autonoma del Petrolchimico sino allo scioglimento del 1973, e militante a vita della classe operaia, fondatore negli anni ’90 non a caso, dell’Associazione Esposti Amianto, e promotore di inchieste operaie che sono poi valse da base ai processi CVM/Petrolchimico, e di innumerevoli processi amianto.

Nel secondo dvd, nel libricino, si presentano i “militanti” della Autonomia negli anni settanta, tacendo del tutto la rottura fondamentale e determinante del 1977 tra i compagni di Controlavoro ed i compagni che poi fonderanno il Comitato Operaio nel 1978. Inoltre si includono personaggi come Italo Sbrogiò, che nel 1978-1981 militava del tutto consapevolmente “dall’altra parte” oltre che nel partito di Craxi, ed altri, che nello specifico delle scelte di ripresa dell’Autonomia Operaia a Marghera (1976-1978) non avevano alcuna influenza. Ricordiamo anche che il compagno Finzi concordò l’uscita da Montedison nel 1977-1978, ma che mantenne i rapporti con noi.

La censura sul compagno Franco Bellotto in particolare è gravissima non solo per l’età avanzata del compagno, ma perché si spiega con il silenzio mefitico, a copertura delle infami scelte di Cgil e del Pci sul finire degli anni settanta tra Marghera e Padova, che vennero ben prima degli omicidi commessi dalle Br a Marghera (1980-1981).

Se a Padova l’ordine di recarsi a testimoniare dal PM Pietro Calogero contro i militanti dell’Autonomia operaia, venne da Severino Galante, esponente di direzione del PCI, a Marghera a dare vita all’ultimo troncone del processo 7 aprile (arresti del 1982 e 1983), fu Leonio Bozzato, che era entrato nel PCI dopo lo scioglimento di Potere operaio.

Franco Bellotto è anche tra i fondatori, con Claudio Cerica, Armando Penzo, Paolo Dorigo, del Comitato Operaio del Petrolchimico di Marghera nella estate del  1978. Il Comitato Operaio inizia con un documento programmatico, quindi si sviluppa nell'interno del CdF e nelle lotte, sino a quando, nel gennaio 1980, un fuoriuscito della autonomia del Veneto Orientale, passato nel Pci a fare da cronista locale de l'Unità, tale Luciano Ferraro, non qualifica in un articolo come "covo" la storica sede, divenuta sede del nuovo Comitato Operaio, di Piazzetta Aretusa 60.

L'articolo precede, non segue, la morte di Gori, primo dei due dirigenti Montedison uccisi dalle Br.

La censura è stata coperta parzialmente nel primo dvd qui citato, dalla intervista di Luciano Mazzolin, ma Luciano entrò a lavorare per il Comitato Operaio nel 1979, ed era un impiegato.

Inoltre è gravissima perché, nel caso di Franco Bellotto ed anche di Armando Penzo, si tratta di militanti operai nel Consiglio di Fabbrica e negli organismi autonomi, che permisero a militanti esterni del movimento comunista dell’Autonomia Operaia o meglio dei Collettivi Politici Veneti per il Potere Operaio, di articolare una profonda iniziativa e una profonda radicalità nelle lotte e nelle organizzazioni autonome del proletariato, ricostruendo il movimento laddove “gli indiani metropolitani” di Bettin e della democrazia cristiana camuffata, lo avevano lasciato, e portandolo ben oltre, tra gli studenti ed i proletari.

Di ciò anche in questi anni abbiamo prodotto documentazione e ripubblicato documenti, ma non pretendevamo certo che se ne accorgesse, da vivo, il compagno Chinello, di cui ben conoscevamo e conosciamo le posizioni revisioniste di allora.

Speravamo solo che l’ISEVER non fosse troppo di parte, ed è per questo che il compagno Bellotto aveva dato la sua intervista.

Anche questa, scomparsa.

La rifaremo.

 

Franco Bellotto, Paolo Dorigo, 25.2.2009

(Ci scusiamo se il testo è scritto in terza persona, per i firmatari di questo documento, la lotta di classe è problema collettivo)