Messaggio di saluti

Agli organizzatori ed ai presenti alla assemblea indetta dall’Usb di Schio (VI) “Basta morti sul lavoro”

 

Compagni,

il problema dell’unità di classe e nello specifico della costruzione del sindacato della classe operaia, e se vogliamo più in generale, della organizzazione operaia, e della unità sul fronte della lotta contro la nocività in fabbrica e per la sicurezza sui posti di lavoro, è un problema di classe che viene logicamente ad interferire con la problematica più generale dello scontro in questa fase. Uno scontro in cui i due campi, quello della classe operaia e quello della borghesia, sono in continua ridefinizione, perché scontri diretti (come sull’art.18, sul contratto dei metalmeccanici, nelle vertenze delle cooperative ecc.) e conflitti interni si moltiplicano, nell’acutizzazione della crisi generale del capitale e nelle sue conseguenze, che sono sempre più drammatiche e dure per le masse e per gli operai.

Quando abbiamo rinunciato ad insistere a livello regionale, nel proporre un lavoro unitario a livello di Rete per la sicurezza sui posti di lavoro che avevamo portato avanti, quasi da soli, sin dal 2007, e abbiamo insistito in questo lavoro solo a titolo di organizzazione sindacale, sapendo persino della difficoltà ed impedimenti a fare di ogni processo per infortunio, di ogni infortunio, di ogni morto sul lavoro, specie se immigrato alla Fincantieri a Monfalcone o Marghera, ciò è avvenuto perché abbiamo radicalmente compreso che vi sono due modi diversi di fare politica, di fare sindacato, di lottare.

Noi ci poniamo nel lavoro di ogni giorno, nell’autorganizzazione, nella fatica.

Altri, si pongono su altri lidi.

Anche le situazioni presenti oggi, per quanto ci è dato conoscere dalla locandina, si muovono nella fatica e nell’autorganizzazione.

Perché è fatica, misurarsi in questi anni, con questi problemi, e denunciare le cose, come all’Eni di Marghera, rischiando anche di persona, o lottare sul fronte degli appalti, e trovarsi di fronte ad un sistema concertazionista che sputa sul sangue dei lavoratori, che pensa solo al profitto, e che GODE DEL CONSENSO DELLA MAGGIORANZA “silenziosa” e sempre pronta a scandalizzarsi, dei cittadini italiani.

Dato, soprattutto, che oggi buona parte dei nuovi operai, sono immigrati.

E che la maggioranza dei nuovi assunti, anche italiani, devono subire i ricatti della precarietà.

Ci sono state importanti battaglie e anche vittorie, sia localmente che a livello nazionale, ma rimane la frammentazione.

Il ns.saluto quindi, senza bisogno di stare qui a menzionare il ns.lavoro di questi anni, che del resto è pubblico, è un appello alla costruzione del sindacato della classe operaia, oramai abbandonata del tutto dalla Cgil e solo in determinate e rare situazioni tutelata dalla Fiom, ed al rafforzamento della Rete nazionale per la sicurezza sui luoghi di lavoro, che è operante sin dal 2007.

Coordinamento regionale Slai Cobas per il Sindacato di Classe – Veneto e Friuli VG, aderente alla Rete nazionale per la sicurezza sui luoghi di lavoro

7-4-2012